Dopo che, negli ultimi giorni, è esplosa, in tutta la sua delicatezza, la questione legata a Melavì, con la cooperativa a un passo da un possibile fallimento, situazione che metterebbe a rischio più di 100 posti di lavoro, il presidente Daniele Pasini, insieme a Federico Tegiacchi e Benito Marchesi, componenti, proprio con Pasini del comitato esecutivo per la gestione della crisi d’impresa, vogliono fare chiarezza sulla reale situazione attuale con l’obiettivo di evitare “che informazioni frammentarie e parziali possano ingenerare confusione sullo stato della cooperativa”.
La procedura
“Dal marzo 2024 la cooperativa ha intrapreso una procedura di composizione negoziata della crisi di impresa – disciplinato dal Titolo II del Codice della Crisi d’Impresa – al fine di tentare di porre rimedio ad una delicata situazione finanziaria e proteggere il patrimonio sociale da possibili aggressioni del ceto creditorio – precisano Pasini, Tegiacchi e Marchesi -. Le ragioni di tale crisi risiedono in una importante situazione debitoria pregressa, in particolare verso gli istituti di credito, che con il tempo si è appesantita a causa della progressiva erosione del prodotto conferito dai soci, passato da circa 280.000 quintali a poco più di 70.000 in pochi anni. Tale calo infatti ha, ovviamente, pregiudicato gli equilibri economico/finanziari della compagine, divenuti insostenibili con il completamento della stagione 2022/2023. Purtroppo, il periodo previsto dalla normativa (complessivamente un anno) volge ormai al termine, senza che sia stato possibile trovare una soluzione stabile e duratura alla situazione. Da ciò un’uscita senza accordi dalla composizione negoziata. Il periodo in questione, peraltro, ha visto un costante e costruttivo rapporto con il ceto bancario e in particolare con Banca Popolare di Sondrio”.
Al lavoro
In tale situazione la normativa pone l’imprenditore di fronte a una scelta: volgere la procedura verso una soluzione concordataria, oppure attendere inerte l’aggressione del Patrimonio Sociale da parte dei creditori che, legittimamente, rivendicano le proprie ragioni. Chiaro è che la seconda opzione apre le porte a ogni possibilità, compresa la Liquidazione Coatta Amministrativa, procedura prevista per le cooperative quale alternativa alla Liquidazione Giudiziale. Il tempo a disposizione per intraprendere detto rimedio è 60 giorni dalla chiusura della procedura di composizione negoziata. In tale contesto, gli organi sociali stanno operando – hanno proseguito i tre componenti del comitato esecutivo per la gestione della crisi d’impresa -: sono già stati individuati Advisor specializzati, incaricati di valutare e fornire le possibili soluzioni, è stata disposta la perimetrazione e valutazione del patrimonio sociale e sono al vaglio tutte le possibilità per dare continuità funzionale, per quanto possibile, allo scopo sociale che a suo tempo ha portato alla costituzione delle tre cooperative che nel 2013 hanno dato origine a Melavì come la conosciamo ora”.
Serve responsabilità
Una situazione complicata in cui certo non aiutano contrasti e polemiche come quelle che hanno portato all’affissione di alcuni striscioni di protesta o hanno fatto saltare la seduta del cda di lunedì per il mancato raggiungimento del numero legale per far sì che la seduta si svolgesse regolarmente.
“Dispiace vedere che pareri discordanti rispetto a un fine, purtroppo non scelto, bensì imposto dalla situazione e dalla normativa vigente abbia dato origine a contestazioni che sono sfociate malamente sulla pubblica piazza – concludono Pasini, Tegiacchi e Marchesi -, ingenerando allarmi e levate di scudi assolutamente non funzionali alla situazione, per non dire veri e propri danni rispetto alle possibilità di instaurare percorsi per la soluzione della stessa. Le contestazioni sono sorte da una sparuta minoranza, che non rappresentano neppure il 5% del prodotto gestito da Melavì attualmente, o addirittura da cosiddetti “simpatizzanti” estranei alla compagine sociale. Il resto dei conferenti risulta ancora sostanzialmente compatto. Il tempo a disposizione è poco. La confusione che si è creata non giova a nessuno: pertanto lo scrivente comitato auspica la massima responsabilità da parte di tutti, onde evitare che “perturbazioni” e disallineamenti su un percorso che, si ripete, non dipende da una scelta bensì da una possibilità, di fatto unica, offerta dalla normativa, possano pregiudicare il lavoro sin qui fatto nella direzione di individuare e perseguire la migliore soluzione possibile per le sorti del patrimonio, fisico e morale, della cooperativa Melavì”.