Mentre la stagione turistica invernale volge al termine anche in provincia di Sondrio è tempo di tracciare un bilancio: i numeri sono buoni, ma non riescono a cancellare completamente alcune criticità e difficoltà del comparto sulle quali bisogna lavorare e intervenire per far sì che vengano sfruttati in pieno il potenziale del territorio valtellinese e i trend di crescita che riguarano proprio il comparto turistico.
Queste le riflessioni in tal senso di Roberto Pinna, direttore del consorzio turistico Sondrio e Valmalenco: “Alla fine di questa stagione è sicuramente importante riflettere su alcune dimensioni che ci potrebbero far domandare quali sono le ragioni profonde per cui in aree a grande potenziale non si riescano a generare maggior attrattività nel turismo. Il nostro territorio, ad esempio ha un richiamo potente, un luogo dove natura, avventura e tradizione si intrecciano per poter creare un’esperienza unica, eppure anche se il turismo nel nostro Mandamento è un pilastro fondamentale per l’economia risulta per certi versi “statico” – ha spiegato Roberto Pinna -. Con un comparto costantemente in crescita, che può contare mediamente su un numero di presenze discrete e con una centralità nell’economia territoriale ormai confermata, c’è ancora molto da lavorare”.
“Di fronte alla sclerotizzazione delle zone metropolitane e/o alla ricerca di luoghi outdoor lontani dalle zone affollate come una delle conseguenze del passato periodo pandemico, le aree interne dovrebbero essere viste come lo spazio della possibilità. Bisogna fare un cambio di passo e di prospettiva per «imparare a riscoprire il margine che può fare centro» evolvendo un nuovo modo d’interpretazione delle aree marginali, cominciando a definirne vere e sostenibili strategie di sviluppo, è la reale sfida per il territorio. Evolvendosi non in contrapposizione ad altri territori, ma in stretto intreccio con esse, sarà l’evoluzione futura – ha proseguito Pinna -. Dall’altra parte in molte aree del nostro territorio, si sono perseguiti percorsi di sviluppo alla “rincorsa” o alla “imitazione” di altri, senza un reale coinvolgimento delle comunità e delle loro potenzialità. Si parla a tal proposito di integrazione ed intreccio di un processo che riparta dai territori, partendo dal patrimonio e dalle loro potenzialità, ma che non sia volano per attivare azioni e politiche fine a se stesse. Continuare a “rincorrersi” tra destinazioni anche geograficamente lontane o, continuare a non sostenere una mancanza di coordinamento tra gli stakeholder per la costituzione di un destinazioni turistica unitaria non è sicuramente un bene per un settore strategico come il turismo”.
“Il nostro “sistema montagna” è un asset in crescita per il Mandamento, ed è inutile negarlo attirando ogni anno un numero in costante crescita di turisti e visitatori. Una crescita variegata dettata soprattutto dalle stagionalità e che oggi, riguarda prevalentemente i mercati esteri – ha commentato ancora il direttore del Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco Roberto Pinna -. Per continuare ad intercettare questo flusso occorre un sistema reattivo capace di mediare tra la domanda e l’offerta. Ed ecco che i Consorzi svolgono un ruolo essenziale per il turismo del territorio danno struttura all’interesse verso le destinazioni territoriali, trasformandole in un prodotto costantemente appetibile grazie alla propria attività. Il punto di partenza è promuovere il territorio non semplicemente come un prodotto, ma come un “significato” più esteso”.
“Il futuro del turismo montano passa quindi dalla volontà di valorizzare azioni e strategie come motori di sviluppo economico e culturale con una attenzione verso la capacità reale di integrarli in una visione più ampia e attenta all’ambiente e nella volontà di sviluppo delle comunità locali – ha concluso Pinna -. Ognuno di queste azioni sarà un’occasione per rafforzare l’immagine del territorio, innovare l’offerta ed attrarre investimenti cercando di evitare che il richiamo mediatico e i flussi di visitatori si trasformino in pura spettacolarizzazione, con l’obiettivo di lasciare una traccia duratura, rendendo la montagna uno spazio vivo e sostenibile in tutte le stagioni”.