Monitorare i bacini alpini d’alta quota per preservare il territorio e garantire la sicurezza dei suoi abitanti. È con queste ambizioni che nasce il progetto presentato a Sondrio nella mattinata di venerdì 28 marzo 2025, frutto della collaborazione tra la Provincia e Regione Lombardia, con il sostegno economico delle risorese messe in campo dall’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST). L’iniziativa, che prevede un finanziamento complessivo di 367mila euro, mira a rafforzare la sicurezza idrogeologica attraverso la prevenzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici.
Un passo avanti per la prevenzione
La conferenza stampa di presentazione si è svolta presso la Sala Sozzani di Palazzo Muzio, alla presenza del presidente della Provincia di Sondrio, Davide Menegola, del dirigente dell’Ufficio Territoriale Regionale di Sondrio, Paolo Diana, e di Mauro Orlandi, responsabile dell’Ufficio di difesa del suolo dell’UTR Montagna di Sondrio. In collegamento da Milano, l’assessore regionale agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche e Utilizzo risorsa idrica, Massimo Sertori, ha sottolineato l’importanza strategica del progetto: “Si tratta di un’iniziativa fondamentale per un territorio interamente montano come quello della provincia di Sondrio, dove la risorsa idrica gioca un ruolo determinante. Il monitoraggio in alta quota permetterà di avere una visione chiara delle dinamiche in atto e di intervenire con politiche efficaci, adeguate ai cambiamenti climatici”.
Negli ultimi anni, il mutamento delle condizioni meteo ha reso sempre più frequenti eventi estremi: precipitazioni intense che sostituiscono le nevicate in alta quota, scioglimento accelerato di permafrost e ghiacciai, aumento del trasporto di detriti a valle. L’obiettivo del progetto è proprio quello di studiare e prevenire questi fenomeni, fornendo dati precisi per la gestione del rischio idrogeologico e della sicurezza delle comunità locali.
Diverse fasi
Il programma si articola in diverse fasi operative: dall’implementazione della raccolta dati alla progettazione e installazione di sistemi di monitoraggio e allerta, dalla realizzazione di infrastrutture tecnologiche per la prevenzione e gestione delle emergenze legate a fenomeni naturali allo sviluppo di modelli previsionali geomorfologici e idraulici, dalla creazione di strumenti analitici per prevedere scenari di rischio e supportare decisioni operative alla definizione di scenari di pericolosità e interventi di mitigazione per poter, in ultima analisi, elaborare strategie mirate per ridurre il rischio idrogeologico e garantire la sicurezza delle comunità locali.
“Prevenire e non subire: questa è la chiave di questo progetto”, ha evidenziato Davide Menegola. “Quando enti come Regione, Provincia e UTR collaborano in modo efficace, i risultati per le comunità sono concreti”. Il presidente della Provincia ha inoltre auspicato un’estensione dell’iniziativa nell’ambito dei programmi Interreg Italia-Svizzera, sottolineando l’importanza di una cooperazione transfrontaliera.
Risorse, formazione e prospettive future
Il finanziamento dell’iniziativa deriva dai proventi del demanio idrico riscossi nella provincia di Sondrio e riversati annualmente dalla Regione, anticipando i principi del federalismo fiscale. Tuttavia, Sertori ha evidenziato la necessità di snellire le procedure amministrative per non rallentare gli interventi. “La Regione è pronta a supportare economicamente l’ampliamento del progetto, che potrebbe diventare una best practice replicabile anche altrove”, ha dichiarato l’assessore.
Fondamentale sarà anche il contributo del mondo accademico. L’Università degli Studi di Milano, già attiva su studi relativi ai sedimenti nel bacino del Frodolfo in Alta Valtellina, parteciperà con ricerche, borse di studio e master specialistici. “La provincia di Sondrio è una palestra naturale per la formazione di tecnici specializzati nella gestione del rischio idrogeologico”, ha sottolineato Sertori.
Il progetto prenderà il via nel corso del 2025 con la raccolta dati e la definizione delle aree di maggiore interesse, seguita dall’installazione della strumentazione necessaria per un monitoraggio continuo del territorio. Un’iniziativa che, combinando tecnologia avanzata, conoscenze scientifiche e collaborazione tra enti, rappresenta un passo significativo per la tutela della montagna e delle sue comunità.